Ogni giorno una persona si sveglia e mi chiede il trucco universale per risolvere i quesiti di logica: sembrano davvero la parte più difficile del test di medicina e purtroppo non esistono trucchi o trucchetti, solo con l’allenamento e la strategia possono essere risolti i quesiti di logica. Di sicuro una delle strategie vincenti è l’ordine. Quella che i fotografi chiamerebbero “pulizia formale”. Conviene rispolverare i quaderni di prima e seconda elementare quando il maestro di matematica ci faceva scrivere prima il testo del problema, poi i dati, poi il disegno e poi tutto il resto… Sembra una cavolata, ma facendo molte lezioni private in questo periodo mi sono reso conto che scrivere i dati in maniera chiara può aiutare nella risoluzione di molti quesiti. Tenendoli in mente questi si confondono e si mischiano ai nostri ragionamenti, avendoli scritti invece possiamo sempre ritrovarli in qualsiasi momento. Spesso e volentieri i problemi nei quesiti di logica iniziano con la confusione: si legge il testo, si iniziano i ragionamenti, qualche conto scarabocchiato nel foglio e poi arriva la confusione. I conti ed i dati s’intrecciano e si parte con un viaggio mentale attorno al mondo, quando ci fermiamo non sappiamo più a che punto siamo. Scrivere i dati chiaramente ci aiuta a visualizzare le parti importanti del quesito, ogni volta che facciamo un conto cerchiamo di segnare perché lo abbiamo fatto o almeno che cosa ci indica il risultato, sono dei piccoli trucchi che ci aiutano. In questo modo se abbiamo fatto un errore possiamo tornare al passaggio precedente e non è necessario cominciare da capo o perdere tempo per capire quale fosse l’ultimo passaggio corretto. Come dicevo, me ne sono reso conto con le lezioni private perché proponevo un quesito, l’inizio era buono, ma poi nei ragionamenti ci si perdeva e la tecnica di segnare i dati aiuta in molti di questi casi. Provate e poi fatemi sapere se questo piccolo consiglio vi aiuta in qualche modo!
Test di medicina: argomenti più frequenti di biologia e chimica
Anche voi, davanti a decine di argomenti e centinaia di pagine da studiare per il test, avete provato sconforto e paura? Tutto nella norma, ma la cosa importante è sapersi organizzare (vi ricordo il nostro articolo sulla “giornata tipo” in preparazione al test): per far ciò vi diamo una mano noi indicandovi su quali argomenti dovrete concentrarvi maggiormente! Prima di iniziare la preparazione al test di medicina è fondamentale leggere il decreto ministeriale del MIUR che ogni anno viene pubblicato per definire le modalità delle prove di ammissione. Esso contiene anche il programma delle varie materie su cui verteranno le domande a risposta multipla.Leggere il programma di ogni materia è fondamentale! Questi programmi sono molto ampi, soprattutto quello di biologia, quindi abbiamo considerato i test svolti negli ultimi tre anni (2017, 2018, 2019) per scoprire le tipologie di domande più ricorrenti. Nella sezione di biologia le categorie di domande più comuni sono quelle che riguardano la cellula, anatomia e istologia. La prima categoria comprende domande sulla struttura cellulare, differenze fra eucarioti o procarioti e organuli. Negli ultimi due anni ben 4 domande su 18 riguardavano questi argomenti. Anatomia e istologia è una categoria molto ampia, le cui domande spaziano dalle caratteristiche dei vari tessuti ai nomi di organi, ossa e muscoli. Nel 2019 erano 4 le domande che appartenevano a questa categoria, mentre nel 2017 addirittura 6. Un altro argomento importante è la genetica, nel 2017 e nel 2018 le domane erano solo 2 ma nel 2019 sono diventate ben 4. Si può stare certi che almeno una domanda sull’ereditarietà delle malattie o sulla trasmissione dei caratteri sarà presente! Per quanto riguarda gli altri argomenti quali: metabolismo cellulare (glicolisi, ciclo di Krebs), ciclo cellulare (meiosi e mitosi) e DNA/RNA (duplicazione, replicazione e traduzione) generalmente le domande sono 1 o 2 per categoria. Nel 2019 e 2018 è comparsa anche una domanda sulle biotecnologie e le tecniche per studiare il DNA, attenti perché spesso questo argomento viene sottovalutato. Le domande di chimica sono distribuite nelle varie categorie con una maggiore concentrazione di quelle che riguardano reazioni chimiche e stechiometria. Esse trattano di massa atomica e molecolare, numero di Avogradro, mole, calcoli stechiometrci, bilanciamenti. Negli anni passati generalmente queste domande erano 3 o 4 su 12 totali di Chimica, quindi un terzo. Esercitarsi su tali domande è importante! Se volessimo vincere una scommessa dovremmo puntare su acidi, basi e PH, ad ogni test infatti non mancano mai un paio di domande su questi argomenti e almeno un’altra riguarda le reazioni di ossidoriduzione! Un argomento ostico è la chimica organica, perché molto ampia, piena di nomi e strutture da ricordare. Nel 2019 vi era un’unica domanda, mentre nei due anni precedenti le domande erano 2. Ma non fatevi spaventare, è un argomento che si affronta durante il quinto superiore, studiatela bene durante l’anno e ve la ricorderete senza problemi questa estate. A proposito di chimica: imparare a memoria la tavola periodica, può tornarti molto utile al test! Secondo le percentuali riportate da Alphatest le domande di anatomia sono il 32% del totale, mentre quelle di biologia cellulare sono il 24%, come scritto sopra esse sono le categorie più rappresentate. Mentre quelle meno frequenti sono la classificazione dei viventi e la cultura medica con un 2% del totale. Nella chimica le domande sulla struttura dell’atomo e legami chimici sono un 28% del totale, seguono chimica organica con 14% e acidi basi con 12%. Nel migliore dei mondi possibili (di che filosofo è la citazione? Chissà che non esca in cultura generale…) si dovrebbe sapere tutto il programma, di tutte le materie, ma è davvero molto difficile assimilare una mole così grande di informazioni. Non fatevi cogliere impreparati, cercate di concentrarvi sugli argomenti sopracitati perché sono quelli su cui sicuramente ci saranno delle domande!
Manuali per il test: fanno la differenza?
Un’indagine doxa (ente italiano specializzato in analisi e ricerche di mercato) del 2018 ha rivelato che l’85% dei vincitori del concorso di medicina e chirurgia si prepara al test di medicina mediante costosi manuali di preparazione, improntati ad uno studio sintetico e mirato delle quattro discipline fondanti della prova di ammissione (logica, biologia, chimica e matematica/fisica). E’ sicuramente un dato notevole, discusso ampiamente da numerose testate giornalistiche, il quale risulta però essere tanto incoraggiante quanto fuorviante. In molti casi, riprendendo quanto detto da Chris Murray in uno dei sue testi più celebri, le parole ”vendere” e “influenzare” sono completamente intercambiabili. Di fatti, l’indagine sopracitata viene spesso troncata sul più bello: di quell’85% dei vincitori preparati su onerosi manuali, circa il 100% ha iniziato a studiare con almeno un anno di anticipo.Cosa significa questo? Semplice. A fare la differenza non è il tomo su cui si studia o la marca dello zaino che viene regalato se si preordina il “kit studente medicina”, ma lo studio in sé: la modalità e il tempo impiegato. Discorso a parte deve essere fatto per i corsi di allenamento dove è presente un docente, con quest’ultimo si intende una persona preparata nel suo ambito che segue realmente una classe di ragazzi, non commercialate dove 100 aspiranti matricole spendono quattro ore al giorno a visionare slide facilmente consultabili dal caldo divano di casa. Uno studente che svolge con attenzione 150 quesiti di chimica al giorno per sei mesi può tranquillamente prepararsi sui libri di testo delle superiori o su dispense online gratuite, non è certo necessaria una spesa che superi le tre cifre. Sono circa sessantamila gli studenti italiani che ogni anno tentano il concorso indetto dal ministero della pubblica istruzione: è semplice ipotizzare il perché di questa crociata pubblicitaria. Affermare che un manuale non assicuri l’ingresso all’università non vuole certo essere un tentativo di terrorismo psicologico, al contrario. Bisogna assolutamente prendere come falsi i pregiudizi del tipo “sono necessarie perlomeno dieci ore di studio quotidiano”, “chi ha preso 100 alla maturità è in una botte di ferro” oppure “al primo anno va fatta per forza biologia”. A settembre su quei banchi a fare la differenza è solo l’allenamento, inteso in termini quantitativi e, per la maggiore, qualitativi. Bisogna sfatare il mito di poter “comprare” o “assicurarsi” la vincita del concorso: se il “Non il genio, non il talento: nulla al mondo può prendere il posto della perseveranza” di Calvin Coolidge è vero, come si può pensare che una banconota possa sostituire i pomeriggi spesi in biblioteca?. Se pensi che questo articolo possa essere utile a studenti volenterosi che, come te, sono immersi nello studio per il test condividi l’articolo sui tuoi social! Alla prossima!
Test di medicina: meno teoria, più pratica!
Prima regola da fissare nella mente quando si comincia la preparazione al test di medicina: la teoria è fondamentale per porre le basi della preparazione, ma ciò che fa la differenza è quanto ci si allena nella tipologia di domande a risposta multipla.Se non hai ancora letto il nostro articolo sulla giornata tipo in preparazione al test di medicina dagli un’occhiata per capire come pianificare il tuo studio. Ma come organizzare la pratica per il test di medicina? Ragionando a lungo termine è importante la quantità. Tra uno studente che ha svolto mille quiz e uno che ne ha fatti trecento, il primo sarà più abituato e avrà visto un numero maggiore di tipologie. Ma a parità di quantità ciò che fa la differenza, come in tutto, è la qualità. Per alzare la qualità è fondamentale utilizzare il metodo giusto, per ottimizzare tempo ed energie. Il numero perfetto di questo metodo è venti. Fate 20 quesiti e correggeteli subito, dopo tre o quattro blocchi da 20 quesiti concedetevi una pausa per ricaricare le energie. Vi starete chiedendo, “perché solo 20 alla volta, sono pochissimi”. La motivazione é semplice: mentre facciamo i quesiti, come in qualsiasi attività, la nostra concentrazione non é costante nel tempo.Essa ha dei picchi in cui è massima e dei momenti in cui scende notevolmente. All’inizio la concentrazione è alta perché siamo motivati, ma procedendo essa cala fisiologicamente, per poi rialzarsi quando ci accorgiamo di stare per tagliare la linea del traguardo. Se questo andamento viene distribuito su blocchi di 300 o addirittura 400 quiz a risposta multipla, la fase iniziale di concentrazione e motivazione sarà molto breve perché vediamo davanti a noi una grande montagna da scalare. Inoltre, la parentesi di down sarà molto ampia e si estenderà su cento o addirittura duecento quesiti che non vengono svolti al top della concentrazione. Se invece si utilizza il metodo dei 20 quesiti si restringe notevolmente la fase centrale di calo, essa occuperà solo poche domande e subito dopo seguirà la fase di entusiasmo per avere quasi finito il blocco di domande. Per completare il metodo è fondamentale la correzione appena si finiscono i singoli blocchi, correggendo si é stimolati a migliorarsi. Ciò prepara la mente al blocco successivo da affrontare. Ricordiamoci sempre che la concentrazione non dipende solo dalla nostra mente ma influiscono notevolmente le distrazioni esterne. Spegnete il telefono, la televisione o la musica! Utilizzateli, invece, nelle pause dopo tre o quattro blocchi di domande. Se il metodo ti è risultato utile condividilo con i tuoi amici che si stanno preparando al test di medicina.
La giornata tipo in preparazione del test di medicina!
Come organizzare lo studio in vista del test di medicina? L’organizzazione che segue è solo uno spunto, ogni persona ha i propri ritmi ed è giusto seguirli. La cosa fondamentale è essere organizzati e pianificare. Costruitevi un programma a lungo termine che divida in fasi la vostra preparazione: studio teorico, esercizio pratico, simulazioni e rifinitura finale. All’interno di esse organizzate giorno per giorno il lavoro da svolgere. Questo vi permetterà di non rimanere indietro e di stare tranquilli, soprattutto quando il giorno del test si avvicina. 8.00: Driiiin Sveglia! 8.30: Si comincia! La mattina, generalmente, è il momento della giornata in cui si è più attivi e freschi, sfruttatela al meglio! Seguendo i propri programmi, scegliete la materia da affrontare (biologia, chimica, logica, matematica o fisica) dal punto di vista teorico. Alla fine di ogni argomento fate una decina di quiz per fissare le nozioni trattate. 10.30: Pausa! Per me equivale a dire caffè, tanto caffè, in ogni caso svagatevi e staccate la testa. E’ fondamentale dare modo al cervello di elaborare le cose appena lette. 10.45: Si comincia pt.2 😉 L’attenzione rispetto alla finestra di studio precedente è calata sicuramente, sarebbe consono scegliere argomenti meno impegnativi. Non scordate i 10 esercizi finali. 13.00: “È prontoooo, a tavola!” Spero abbiate mamme o nonne che cucinino per voi, se non fosse così date un’occhiata all’articolo sui pasti veloci da fuorisede che a breve uscirà su questo blog. Per molti diventare fuorisede è un sogno perché questo vi permetterà di studiare medicina, quindi l’articolo vi sarà utile anche dopo il test. 15.00: È l’ora di fare pratica! Il test è composto esclusivamente da domande a risposta multipla, la teoria è importante ma l’allenamento a questa tipologia di quesiti è la cosa fondamentale. Meno teoria, più pratica! 18.00/19.00: The end…La giornata è stata lunga, prendetevi un po’ di riposo, ma ricordate di impostare la sveglia per domani. Si ricomincia! La programmazione delle giornate di studio cambia notevolmente in base alla distanza dal “grande giorno”. Nell’ultima parte della preparazione è importante concentrarsi sulla pratica! I manuali di teoria devono rimanere nella libreria e essere consultati solo per qualche dubbio. La pratica comprende sia quesiti sia simulazioni vere e proprie, con 100 minuti effettivi.
Test di ammisione vs Esame di maturità
Ogni anno per decine di migliaia di giovani si presenta un dubbio amletico: studiare per il test di medicina o studiare per la maturità? Non è una domanda banale e non siete i primi a farvela, da questa domanda probabilmente dipenderà molto del vostro futuro.Studiare sia per l’esame di stato sia per il test d’ammissione a medicina risulta difficile e spesso ha come risultato che si studia un po’ qua e un po’ là, senza dei risultati concreti. È giunto il momento di prendere una decisione chiara e precisa! La risposta a questa domanda è racchiusa in altre domande, almeno 2 per l’esattezza. Cosa succede se non studi, studi meno o studi poco per l’esame di maturità? La risposta che in genere ricevo è qualcosa come “spreco 5 anni di studio” o “mi manca solo qualche mese e voglio coronare il mio sogno di uscire con un bel voto dalla scuola superiore”. Ok, ripetete la domanda e pensate alle conseguenze pratiche. Probabilmente uscirete con qualche punto in meno rispetto a quello che avreste potuto prendere: 95 anziché 100 o 75 anziché 80. E’ giunto il momento di passare alla seconda domanda: cosa succede se non studi per il test di medicina? Semplice. Resti fuori e perdi un anno. In 100 minuti vi giocate un anno e tutto quello che avete fatto prima non conta e non conta nemmeno tutto quello che farete dopo. 100 minuti, i primi 10mila entrano, gli altri 50mila restano fuori. È drastico, ma è così. Il problema risiede nel fatto che chi è alle prese con l’ultimo anno di scuole superiori è anche immerso in un mondo che è particolare. Tutti i compagni di classe sono focalizzati sull’obiettivo maturità, tutti i professori vi ripetono dalla mattina alla sera che quello è il vostro obiettivo e che non dovete sprecare anni di studi per questi ultimi mesi. Purtroppo quello è il loro obiettivo, perché per loro il vostro percorso finisce lì. Ma voi? Qual è il vostro vero obiettivo una volta usciti da quella porta? Ognuno è libero di fare la scelta che ritiene più opportuna, ma vi consiglio di valutare attentamente tutti gli elementi del caso. È una scelta che potrebbe seriamente incidere sul vostro futuro. Buona maturità e buon test di medicina a tutti e… Buona scelta!
Trucchi di memoria: paradosso, azione, vivido
Oggi parliamo di una delle tecniche più utili nel campo della memoria e di come sfruttarla per imprimere rapidamente nella nostra mente dei concetti che altrimenti richiederebbero ripetizioni su ripetizioni per essere assimilati. La cosa più bella della tecnica P.A.V. (Paradosso, Azione, Vivido) è la “versatilità”: se padroneggiata correttamente infatti è applicabile in qualunque circostanza. Per rendere la tecnica efficace, è fondamentale che il collegamento mentale sia creato seguendo tre criteri fondamentali, che si possono riassumere nell’acronimo P.A.V.:– Paradosso: il nostro cervello si concentrerà molto più facilmente su ciò che non rientra nella quotidianità, ma su cose ed eventi particolari e strani.– Azione: associare il movimento al paradosso stimolerà maggiormente il nostro processo mnemonico rispetto a quanto farebbero delle “immagini statiche” che invece si dimostrano fautrici di connessioni più deboli.– Vivido: in poche parole il concetto di “vivido” è direttamente proporzionale alla stimolazione dei 5 sensi che riusciamo ad imprimere nella nostra “storiella”. Quindi dovremo immaginare una sequenza in movimento (azione) in cui succedono cose paradossali (paradosso) e che siano per noi vivide (vivide). Un esempio che potremmo utilizzare per la memorizzazione delle varie tappe della mitosi potrebbe essere: rientrando a casa (azione), sento un buon PROfumo (profase). Mia madre ha fatto una torta di MEle (metafase) ed io ne vado pazzo. Purtroppo è ancora calda e nell’attesa che si raffreddi decido di mangiare una banANA (anafase) e sfogliare le ultime stories su instagram dal mio TELefono (telofase). Nel mio caso, un’immagine così costruita resterà molto più facilmente impressa nel tempo proprio perché colpisce i miei gusti personali (le torte di mele sono uno tra i miei dolci preferiti, mentre le banane sono uno dei pochi frutti che mangio con piacere. Instagram invece fa ormai parte della nostra quotidianità, quindi non potevo non metterlo in mezzo). Attenzione! Quella scritta sopra non è una semplice mnemofrase da imparare a memoria, sarebbe infatti lunga e sconveniente da ricordare, ma è necessario visualizzare l’azione raccontata. Questo concetto può essere applicato indifferentemente, qualunque sia l’argomento che vogliate memorizzare, a patto che la “storia” raccontata rappresenti quelli che sono i nostri interessi personali. Ora sta a voi trovare la vostra frase d’impatto. L’unico limite è la vostra immaginazione!